Come spegnere il fuoco dell’infiammazione?
Se vogliamo guarire dobbiamo da un lato lasciare che il corpo segnali il suo disagio e dall’altro alleggerire il carico infiammatorio che sostiene quella risposta immunitaria esagerata.
Nel momento in cui somministriamo un farmaco soppressivo aggraviamo il problema impedendo al corpo di liberarsi delle tossine e dei rifiuti che stava cercando di eliminare.
Aspettate, non sto dicendo che non dovremmo più prendere farmaci, ma purtroppo, al giorno d’oggi molti farmaci in commercio vengono dati così, senza prima guardare la causa del problema.
A voler andare più a fondo nella correlazione tra alimentazione, stile di vita e malattie autoimmuni la questione si complica.
Alcuni studi pubblicati su “The British Journal of Nutrition” e su “Food and Chemical toxicology” hanno dimostrato una forte correlazione tra alimentazione e attivazione di recettori segnalatori di situazione pericolose.
Un punto fondamentale nell’infiammazione indotta da alcuni cibi è quello relativo ad alcuni alimenti (meglio definirli non-alimenti: zucchero, farine raffinate, edulcoloranti, grassi idrogenati) in grado di generare infiammazione indipendentemente o quasi dalla maggiore o minore sensibilità del paziente.
LA DOSE FA IL VELENO
Pensiamo, persino l’acqua stessa, in dosi esagerate, può far danno. E ancor più vale il discorso per alimenti come latticini, glutine, lievitati. In piccole quantità, alternati a tutti gli altri, non generano alcun problema.
Non appena però, si assumono con eccessiva frequenza, incomincia a generarsi il sovraccarico di cui abbiamo parlato finora.
Quando siamo infiammati, si ingrassa!
Perché il nostro organismo comincia a produrre resistina (molecola prodotta dal tessuto adiposo che genera resistenza insulinica) e cosa ancora più importante è che lo fa anche in assenza di zuccheri!
Mentre la resistenza insulinica nasce da un eccesso di assunzione di zuccheri, con la resistina il corpo si prende la libertà di generare resistenza insulinica anche in forte carenza di picchi glicemici o di alimentazione troppo ricca di carboidrati!
E fa partire un circolo vizioso che genera infiammazione, poi iperglicemia e ingrassamento, poi ancora infiammazione e cosi via.
Come si spegne questo fuoco ?
E’ ingenua la pretesa di alcuni test (magari positivi nei confronti di lieviti e/o latticini) di togliere semplicemente gli alimenti verso i quali il test ha dato positività, consentendo tuttavia il consumo di zuccheri, farine bianche e/o grassi idrogenati.
Vedere indicati tra i cibi consentiti a chi sia intollerante, per esempio, ai lieviti, cibi zeppi di zucchero come ghiaccioli o budini, non può che urtare.
L’infiammazione con questi alimenti, non scenderà mai.
Questi non-alimenti vanno drasticamente eliminati. E tornare ai veri alimenti.
“Non mangiate nessuna cosa che la vostra bisnonna non avrebbe riconosciuto come cibo”. M. Pollan
Gli alimenti più recenti, verso i quali l’uomo non ha ancora sviluppato tolleranza per grandi quantità (glutine, soja, lievitati) devono essere consumati con cautela.
Gli alimenti più antichi (frutta, verdura, carne, pesce, uova, semi integrali) potranno al contrario essere consumati più liberamente, a meno che esistano specifiche sensitivity.
Anche senza effettuare alcun test, avere capito il rapporto stretto tra cibi “finti” e sensitivities può aiutare sia il medico che il paziente a fare le scelte migliori.